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Corsivo n°1

Aspetti vari e testimonianza - Articolo Voce dei Berici

Gentili lettori, come anticipato nella scorsa rubrica incentrata sul Corsivo, di seguito introduco il primo di due pezzi che una mia cara amica, Anna Maria Bertuzzo, da quarant’anni Insegnante di Scuola Primaria, si è gentilmente prestata a scrivere relativamente alla sua esperienza concreta nell’ambito del tema trattato. Mi auguro che quanto da lei asserito sia di supporto alla sostenuta importanza dell’insegnamento del carattere.
“La scrittura in corsivo, dal latino “currere” è lo scorrere armonioso della penna sulla carta, compone parole e frasi che rendono evidenti le nostre modificazioni interiori.
La “ bella calligrafia” è tanto osteggiata ora da psicologi e pedagogisti che la vorrebbero eliminare dalla scuola considerandola una perdita di tempo, per lasciare spazio allo stampato minuscolo dei pc e degli smartphone creando così, a mio parere, una standardizzazione di espressività e standardizzazione generazionale.
Indubbiamente è utile insegnare il corsivo ai bambini perché, soprattutto negli ultimi anni, è evidente la scarsa manualità fine e la poca inclinazione alla pazienza nel raggiungere i risultati.
Ripensando alla mia generazione che, senza prerequisiti ne frequenza all’asilo, ha subito imparato ad usare il pennino con cannuccia, ad intingerlo nel calamaio e a scrivere in corsivo senza particolari difficoltà mi chiedo dove trovavamo tanta maestria, tanta cura nell’ordine e nella precisione...magari semplicemente ci si aspettava da noi solo questo e le aspettative familiari erano semplici , nessuno ci insinuava l’ansia da prestazione ahimè presente in molti alunni di oggi.
Da insegnante ho sempre presentato la scrittura in corsivo alla fine della prima classe per dare modo ai bambini di prendere dimestichezza e sicurezza con lo stampato minuscolo ma è sempre stato un passaggio faticoso, anche se introdotto con esercizi propedeutici , e lo scrivere in corsivo sembrava non dare, alla gran parte dei bambini, gratificazione .Quindi gradualmente si adattavano e nel tempo acquisivano sicurezza per poi, una volta in classe quarta o quinta ritornare a scrivere, spesso in modo confuso, in stampato piccolo o in un misto di grafia a dimostrazione secondo me, che avevo imposto un carattere grafico che non era stato interiorizzato.” segue

Pubblicato il ottobre 12 2017 | 0 Commenti

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